L’impianto di una protesi inversa di spalla rappresenta una soluzione chirurgica avanzata e sempre più diffusa per risolvere problemi articolari gravi, in particolare nei pazienti che soffrono di artrosi della spalla o di lesioni irreparabili della cuffia dei rotatori. Questa tecnica innovativa ha rivoluzionato il trattamento di molte condizioni dolorose e invalidanti, restituendo mobilità e qualità della vita a tanti pazienti.
In questo articolo vedremo in cosa consiste l’intervento, quando è indicato, quali sono i tempi di recupero, le possibili complicanze e i risultati a lungo termine.
Cos’è la protesi inversa di spalla?
La protesi inversa di spalla è una particolare tipologia di protesi articolare che modifica l’anatomia normale della spalla per consentire una migliore funzione anche in assenza della cuffia dei rotatori. A differenza delle protesi anatomiche tradizionali, che riproducono fedelmente la forma dell’articolazione originaria, la protesi inversa cambia il rapporto tra testa dell’omero e glenoide: la sfera viene impiantata sulla scapola e la coppa (o semisfera concava) sull’omero.
Questo capovolgimento meccanico permette al muscolo deltoide di sostituire la funzione dei tendini della cuffia dei rotatori, ormai danneggiati.
Quando è indicato l’impianto di una protesi inversa di spalla?
L’impianto di una protesi inversa di spalla è indicato nei seguenti casi:
- Artropatia da cuffia dei rotatori: una forma avanzata di artrosi associata alla rottura cronica dei tendini della cuffia.
- Fratture complesse della testa dell’omero, soprattutto negli anziani, dove la ricostruzione è difficilmente realizzabile.
- Revisione di protesi anatomiche fallite o malfunzionanti.
- Instabilità cronica della spalla non risolvibile con trattamenti conservativi.
- Tumori ossei della spalla che richiedono la rimozione dell’articolazione.
Questa procedura è particolarmente utile nei pazienti sopra i 65 anni con limitata funzionalità della cuffia e dolore cronico.
Come si esegue l’intervento?
L’intervento per l’impianto di una protesi inversa di spalla si svolge in anestesia generale o locoregionale e ha una durata di circa 90-120 minuti. Il chirurgo accede all’articolazione tramite un’incisione nella parte anteriore della spalla.
I principali passaggi sono:
- Rimozione delle superfici articolari danneggiate.
- Preparazione della glenoide, dove verrà fissata la base metallica con una sfera.
- Preparazione del canale omerale per inserire lo stelo e la componente concava.
- Controllo della mobilità e stabilità articolare.
- Chiusura dei tessuti molli e applicazione di un bendaggio.
L’intervento viene eseguito con tecniche mininvasive quando possibile, per ridurre i tempi di recupero e le perdite ematiche.
Il decorso post-operatorio
Dopo l’impianto di una protesi inversa di spalla, il paziente viene monitorato in reparto mediamente per 2 giorni. La spalla viene immobilizzata con un tutore per circa 2 settimane.
Il protocollo di riabilitazione è fondamentale per il recupero:
- Fase 1 (0-2 settimane): riposo e tutore a permanenza
- Fase 2 (2-6 settimane): esercizi di immobilizzazione passiva assistita dal fisioterapista per recuperare l’artticolarittà della spallaFase 3 (dalla 6ª settimana in poi): potenziamento muscolare e progressivo ritorno alle attività quotidiane.
In genere, i pazienti possono riprendere una vita autonoma entro 3 mesi, mentre la completa guarigione si raggiunge in circa 6 mesi.
Benefici dell’impianto di una protesi inversa di spalla
I benefici principali dell’intervento includono:
- Riduzione significativa del dolore.
- Recupero della mobilità, anche in assenza della cuffia dei rotatori.
- Miglioramento della qualità della vita.
- Alta soddisfazione dei pazienti, specialmente se ben selezionati.
In molti casi, i pazienti che prima dell’intervento non riuscivano a sollevare il braccio sopra la testa, riescono a compiere nuovamente gesti quotidiani come pettinarsi, vestirsi o afferrare oggetti in alto.
Complicanze e rischi
Come ogni intervento chirurgico, anche l’impianto di una protesi inversa di spalla comporta dei rischi, anche se relativamente contenuti se eseguito da mani esperte.
Tra le possibili complicanze:
- Infezione della protesi (1-2% dei casi).
- Lussazione della protesi, soprattutto nei primi mesi.
- Lesioni nervose (rare).
- Rigidità persistente o limitata escursione articolare.
- Usura o allentamento della protesi nel lungo periodo.
Un’accurata selezione del paziente e il rispetto del protocollo riabilitativo riducono significativamente il rischio di complicanze.
Durata e risultati nel tempo
La protesi inversa di spalla ha una durata media stimata tra i 12 e i 15 anni, anche se in molti pazienti può durare di più, specialmente in coloro che non sottopongono l’articolazione a carichi eccessivi.
I risultati a lungo termine mostrano un’alta percentuale di soddisfazione, con miglioramenti stabili della funzionalità. In caso di usura o complicanze, è possibile effettuare un intervento di revisione protesica.
Chi esegue l’impianto di una protesi inversa di spalla?
L’intervento viene eseguito da un chirurgo ortopedico specializzato in chirurgia della spalla. È importante rivolgersi a centri con esperienza specifica in questo tipo di protesi, poiché la tecnica richiede competenze chirurgiche avanzate.
L’impianto di una protesi inversa di spalla è oggi una delle opzioni più efficaci per trattare condizioni articolari gravi non risolvibili con terapie conservative o interventi tradizionali. Offre una soluzione concreta per ritrovare autonomia nei gesti quotidiani, riducendo dolore e migliorando la mobilità.
Come per ogni procedura chirurgica, è fondamentale affidarsi a uno specialista qualificato, seguire attentamente le indicazioni post-operatorie e partecipare attivamente al percorso riabilitativo.